Casio G-Shock DW5900 “Walter”: una pietra miliare, tra storia e cinema.

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    Era il 1998 quando i fratelli Coen (Ethan come produttore e Joel alla regia) ci regalarono questo fantastico film.

    Inizialmente snobbato da critica e pubblico, diventa piano piano (ed a giusta ragione, aggiungo) un film di culto a livello planetario, venerato, così come il suo protagonista “Drugo” (“The Dude”, interpretato magistralmente da Jeff Bridges), anche attraverso un festival che, dal 2002, ogni anno si tiene negli Stati Uniti (generalmente a Louisville, in Kentucky, ma il “Lebowsky Fest” ha toccato anche altre località americane -Milwaukee, New York, Las Vegas, Los Angeles, Austin, Seattle, Chicago, San Francisco, Portland, Londra, Boston, New Orleans e Pittsburgh).

    Insieme a Drugo si muovono, all’interno della storia raccontata nel film, molti personaggi ma a noi ne interessa uno, in particolare: Walter Sobchak, interpretato da John Goodman, che è uno dei migliori amici di Drugo (insieme a "Donny" Kerabatsos, interpretato da Steve Buscemi), è un reduce del Vietnam ed è un tipo piuttosto irascibile, per così dire.

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    Il film è ambientato verso la fine del 1991, immediatamente dopo, quindi, la fine della “Guerra del Golfo” e al nostro Walter questo tema, quello della guerra, risulta essere molto caro:

    “””Walter: Certo si vedranno un po' di carri armati, ma combattere nel deserto è ben diverso dal combattere in una giungla.

    Drugo: M-mmmh.

    Walter: Il Vietnam era una guerra di fanteria, questa qui invece... ah, sì! Dovrebbe essere una passeggiata. Io avevo un M16 in mano, non un carro armato Abrams. Solo io e il muso giallo, a fissarci negli occhi. Quello si chiama combattere. L'uomo con la mimetica nera, Drugo. Quello sì che era un avversario.

    Donny: Chi ha la mimetica nera?

    Walter: Non rompere, Donny. Chi abbiamo adesso di fronte? Una banda di beduini con un asciugamano in testa che cerca di capire dov'è la marcia indietro nei carri russi, questi non sono dei veri avversari.”””


    Ma cosa ci importa, penserete voi, di Walter, Drugo o Donny e delle loro avventure?

    Ci importa, perché, nel 1998, in un film ambientato nel 1991, al polso di John Goodman- Walter troviamo un G-Shock, uno di quelli che, nel corso della storia di questi orologi, assumerà la veste di “pietra miliare”:

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    Si tratta di un DW5900 (e, in particolare, della variante “C-9”, ossia quella che vedete qui sopra, scritte arancio e display ambrato).

    Ed è proprio da qui che deriva il nomignolo che il 5900 ha tuttora addosso (“Walter”) in tutte le sue varianti, più propriamente in quella ambra/arancio indossata da Goodman ne “Il Grande Lebowsky”. Interessante notare come in questo articolo del 2013 questo orologio sia stato inserito tra i 20 modelli più “iconici” (sic! :cry: ) (secondo il sito, ovviamente) indossati in un film:

    https://www.shortlist.com/style/accessorie...s-on-film/30237

    Ma l’importanza del modello si estende anche alla considerazione più prettamente collezionistica, visto che il 5900 è considerato (ed è) una pietra miliare G-Shock.

    Innanzitutto è stato il primo G-Shock (nel 1990 ed insieme al DW6000, prodotto nello stesso anno) a presentare una cassa in resina. In realtà, nel 1989, c’era già stato un G-Shock con questa caratteristica, ma si trattava del DW500, un G-Shock anomalo, di piccola taglia e con impermeabilità fino a 100m (di fatto oggi considerato l’antesignano degli odierni Baby-G). Quindi la primogenitura della cassa in resina viene riconosciuta, appunto, al 5900 ed al 6000.

    Inoltre il DW5900 è stato il primo G-Shock a presentare una grafica animata (quella con i tre “occhi” indicatori) sul display. Questa grafica, tra l’altro, è tra le più importanti e longeve di questi orologi: presentata in questo modello per la prima volta nel 1990, farà la fortuna di un G-Shock successivo al 5900, ossia il DW6900, sarà mutuata in molte varianti anche su altri modelli (G-Shock e non solo) ed è ancor oggi presente sul 6900 stesso.

    C’è poi anche un altro singolare e, per quanto almeno ne sappia io, unico primato detenuto dal DW5900: è stato il primo ed unico modello G-Shock ad essere commercializzato dapprima fuori dal Giappone (nel 1990, appunto) e solo dopo due anni (1992) in patria (cosa davvero curiosa, considerando che di norma avviene il contrario ed anzi, a volte, alcune referenze fuori dai confini giapponesi non escono proprio, almeno ufficialmente).

    Il DW5900 del 1990 era fornito di modulo 914 che presentava, oltre alla funzione dell’orario principale, un secondo fuso orario, cronografo, conto alla rovescia (impostabile da un minuto fino a 24 ore) e 5 allarmi giornalieri (oltre al segnale orario). Il modulo 914 (e quindi il DW5900 degli anni ’90) non era provvisto di illuminazione.

    Per quanto se ne sa, rimane in produzione sino al 1994 (è uno dei modelli che verrà utilizzato per la collezione dedicata ai mondiali di calcio USA ’94) ed è fuori produzione dal 1995.

    O meglio, era fuori produzione dal 1995. Era, perché Casio ha deciso, ormai da qualche anno, di riproporre questa storico modello.

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    L’orologio, che ha sempre referenza DW5900, declinava, inizialmente, oltre che nella colorazione che vedete sopra (DW-5900-1) anche in modello completamente nero e con display negativo (DW-5900BB-1). Ad oggi ne sono state proposte anche altre varianti (nessuna, però, che abbia ripreso i colori della vecchia “C-9” “Walter”).

    Casio scrisse, all’epoca del lancio (2018) nel suo sito internazionale, che “””2018 marks 35 years since G-SHOCK first revolutionized timekeeping with its innovative toughness back in 1983. To mark the occasion, CASIO is releasing the DW-5900, bringing the look of a historical favorite back to life under a backto-original-basics theme. The design and face colors of the original models have been reproduced for this new version.Basic features include stopwatch and timer, along with an EL backlight and more.Three graphic digital dials are similar to those that originated with the long-selling DW-6900 Series of 35 years ago revive a distinctive look for 2018.”””

    Quindi l’idea di riproporre il 5900 prese corpo nell’ambito dei “festeggiamenti” per il 35° compleanno dei G-Shock, anche se poi questo modello non venne prodotto in serie limitata ne comunque dedicata espressamente all’anniversario in questione.

    Infatti ne l’orologio ne la confezione ne il “corredo” facevano alcun richiamo al suddetto 35° compleanno.

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    Il modulo incassato è il 3465 che presenta, oltre alla funzione di indicazione oraria, , una funzione “ore del mondo” (con l’indicazione dell’ora di 48 città), cronografo, conto alla rovescia (impostabile da un minuto fino a 24 ore) e 5 allarmi giornalieri (oltre al segnale orario). A differenza del predecessore, questo nuovo 5900 è in grado di illuminarsi al buio e lo fa grazie ad un pannello elettroluminescente. A tal riguardo, interessante notare come, a dispetto di quest’ultima soluzione (ossia dell’utilizzo dell’elettroluminescenza e non, magari, di un led, decisamente più parco nei consumi) la durata della batteria sia dichiarata dalla Casa in 5 anni.

    Gli indicatori sul display, pur presentando di fatto la stessa grafica rispetto al modello del 1990, sono correlati a funzioni diverse:

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    Una ulteriore differenza, infine, rispetto al predecessore la troviamo nel “font” delle cifre che indicano il giorno e la data (nel modello attuale sono utilizzati dei “dot” per comporre dette cifre mentre nel “vintage” avevamo la classica indicazione a stanghette).

    Per il resto gli orologi sono uguali, nella struttura e nell’impostazione, ivi compresa la grafica “ a mattoncini” che circonda i tre indicatori, che da sempre ha connotato questo modello e che in molti avevano all’epoca interpretato come un sorta di omaggio alla prima grafica a mattoncini dei display G-Shock, ossia a quella del capostipite DW5000.

    Un “revival”, quindi, che, personalmente, ho apprezzato molto: sia per il modello scelto, da sempre uno dei più apprezzati, sia perché il nuovo ed attuale corso di questi orologi, che ho sempre amato, non mi ha mai minimamente entusiasmato e tuttora difficilmente trovo, nella nuova modellistica, stimoli di particolare interesse.

    Per cui la mia personalissima boccata di aria fresca me la prendo respirando a pieni polmoni la brezza del periodo d’oro dei G-Shock, quella di quegli anni ’80 e ‘90 che videro questi orologi davvero protagonisti: e lo faccio quando, ogni tanto, Casio decide, mettendo da parte le nuove (e spesso incomprensibili) politiche produttive, di regalare ai vecchi appassionati queste “riedizioni”.

    Con l’auspicio di assistere sempre più spesso al ritorno di altre storiche pietre miliari degli “indistruttibili”.
     
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    Topic esauriente,completo,vero tesoro per il nostro forum, grazie per questo arricchimento su un marchio a me caro.
    Avrei una domanda da porti, ho notato che nella foto del primo esemplare che hai postato, quello sotto Goodman, la profondità massima è espressa in BAR, mentre quello accanto alla "riedizione" del 2018 è invece in metri,(la riedizione ripropone invece i BAR)..
    Questa differenza è legata alle varianti, all'anno di produzione, oppure cosa?
    Grazie per l'attenzione. Ciao
     
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    CITAZIONE (The black one @ 15/12/2021, 01:06) 
    Topic esauriente,completo,vero tesoro per il nostro forum, grazie per questo arricchimento su un marchio a me caro.
    Avrei una domanda da porti, ho notato che nella foto del primo esemplare che hai postato, quello sotto Goodman, la profondità massima è espressa in BAR, mentre quello accanto alla "riedizione" del 2018 è invece in metri,(la riedizione ripropone invece i BAR)..
    Questa differenza è legata alle varianti, all'anno di produzione, oppure cosa?
    Grazie per l'attenzione. Ciao

    Ti ringrazio per aver letto ed apprezzato.

    La questione che sollevi non è così semplice da definire. Io non sono stato mai in grado di trovare alcun documento ufficiale in cui si specifichi a cosa possa essere ricondotta l’indicazione differente relativa al dato di impermeabilità dei G-Shock.
    Una ipotesi è che il discrimine sia (o meglio, sia stato) da attribuirsi alla diversa destinazione di mercato della referenza.

    Ma andiamo con ordine.

    Il periodo iniziale (cioè quello che va dal 1983 almeno fino almeno al 1987) vede le referenze G-Shock riportare l’indicazione relativa all’impermeabilità solo ed esclusivamente in metri. Non mi è mai capitato di vedere dei DW5000, dei DW5200 o dei DW5500 che rechino l’indicazione del dato di impermeabilità in bar.
    Questo naturalmente non significa che non ce ne possono essere stati, ma ritengo estremamente improbabile che nel corso degli anni delle mie ricerche su queste referenze non mi sia mai capitato di imbattermi in un esemplare riportante questo dato, appunto, in bar.

    La situazione cambia almeno a partire dalla fine degli anni ‘80: infatti è possibile trovare alcuni DW5600 C (introdotti dal 1987) che recano il dato di impermeabilità in bar. Questo elemento, unito alla contemporanea presenza di quelle referenze che invece riportano il dato in metri, mi fa supporre che a partire da quel momento qualche cosa sia cambiato e chi Casio abbia iniziato ad utilizzare in maniera distinta le tue indicazioni. Escludo che in qualche modo questo spartiacque possa essere stato determinato dall’entrata in vigore della ISO 2281, che ha cominciato a dispiegare i propri effetti a partire dal 1990. Anche quest’ultimo ragionamento andrebbe, peró, specificato: nel 1991 la referenza DW5600C viene “rinfrescata” con l’adozione del nuovo modulo 901 (che andava a sostituire il 691). Potrebbe essere, quindi, che l’indicazione in bar sia stata apposta solo a partire da questi? Sembra di no, perchè c’è un’immagine (tratta da quella che fù la “Perfect Search” del sito giapponese G-Shock e che trovi nel mio topic sulla storia dei primi 30 anni dei G-Shock:
    https://grupposeiko1881.forumfree.it/?t=77028951) che presenta il DW5600C prodotto nell’87 recante l’indicazione in bar. È altresì vero che non si sa quale orologio sia stato effettivamente utilizzato per confezionare quella scheda che, sicuramente prodotta postuma rispetto all’effettiva entrata in commercio di quei modelli, potrebbe recare, riferita alle prime produzioni del “C”, quelle che invece incassavano il modulo 901.

    Ad ogni modo dal dall’inizio degli anni ‘90 fino alla fine di questa decade, sempre basandosi su quella che è l’osservazione delle referenze, credo si possa tranquillamente affermare che Casio abbia utilizzato per le referenze JDM l’indicazione in bar, proseguendo ad apporre quella in metri per gli esemplari destinati al mercato internazionale.
    Un esempio su tutti ci è dato dal DW6600: utilizzo questa referenza in quanto distinguere gli esemplari destinati al mercato interno giapponesi rispetto a quelli per il mercato internazionale è piuttosto semplice: i JDM avevano apposta sul display, infatti, la dicitura “Fox Fire” mentre quelli destinati al mercato internazionale riportavano l’indicazione “Illuminator”.
    Nei primi l’indicazione dell’impermeabilità è sempre in bar mentre gli “Illuminator” riportano il dato in metri.

    Le cose non cambiano nemmeno alla fine degli anni ‘90. Anche in questo caso cito, a titolo di esempio, il DW9300 ed il DW5000 1JF. Il primo di questi due orologi, entrato in produzione nel 1999, è stato da me personalmente acquistato nuovo in un negozio italiano concessionario ufficiale del marchio: questo mi porta ragionevolmente supporre che si trattasse di una referenza destinata al mercato internazionale. Il DW5000 1JF è invece un orologio prodotto, in un periodo limitatissimo di tempo e di esemplari (non si sa con precisione quanti), nell’anno 2000 e destinato specificatamente al solo mercato interno giapponese. Ebbene il primo ha ancora il dato espresso in metri mentre, nel secondo, l’indicazione relativa all’impermeabilità è in bar. In questo periodo si assisteva ancora, quindi, alla suddivisione sopra accennata che andrà avanti almeno sino al 2010.
    Ad esempio sappiamo che il GW056 recava l’indicazione in bar sulla referenza “J” mentre la “A” l’aveva in metri (lo sappiamo perchè su WUS c’è una discussione in proposito - cercando la troverai - del 2006, nell’ambito della quale si parte dal presupposto - senza spiegare il perchè, peró - che la diversa indicazione del dato derivasse, appunto, dal mercato di destinazione della referenza).
    Quello che peró su WUS non troverai è relativo al fatto che alcune referenze MRG da me acquistate in negozi italiani (nello specifico l’MRG 100T e l’MRG 220 T) riportano l’indicazione in bar😁

    Nel corso degli anni successivi, comunque, a partire circa dal 2010 e sino ad arrivare ai giorni nostri, ci si rende conto che l’indicazione in metri sembra essere svanita da qualsiasi G-Shock e pare che ormai Casio abbia universalmente adottato l’indicazione in bar per qualsiasi tipo di referenza. Qui il dubbio che questa scelta possa essere derivata da qualche effetto della nuova ISO 22180 (che, proprio nel 2010, ha modificato la precedente 2218) esiste (almeno, diciamo che la coincidenza sarebbe piuttosto singolare).

    Fanno eccezione in tutta questa ricostruzione (così come del resto l’hanno sempre fatta) i Frogman, unici certificati diver’s nell’ambito della produzione G-Shock, i quali hanno sempre riportato l’indicazione relativa l’impermeabilità in metri (invece, in questo caso, mi sento di escludere che c’entri qualcosa la ISO6425, operativa dal 1996, visto che il primo Frogman - il DW6300 -, del 1993, recava già l’indicazione in metri).

    Mi rendo conto che tutto questo risponde solo in parte alla tua domanda, lasciando aperti ancora dei dubbi: allo stato attuale (e presumibilmente anche futuro) non so offrirti una spiegazione migliore (ossia basata su documenti e/o fonti ufficiali che specifichino i motivi della diversa indicazione del dato di impermeabilità).
    Mi pare di ricordare che anche Sjors abbia parlato di questa faccenda in un articolo del suo blog “50-gs” (ormai inattivo da tempo), ma non ne ho la totale sicurezza (ho provato anche a dare un’occhiata nel blog ma, non ricordando esattamente quale fosse l’articolo che ne trattava, è come cercare un ago in un pagliaio).
     
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    Ti ringrazio molto per questa tua sapiente analisi e per avermi (ci) donato un ulteriore prezioso contributo ad una maggior conoscenza sul mondo Casio.

    Lorenzo.
     
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    Grazie Attilio, ogni volta con i G mi fai scoprire un mondo totalmente sconosciuto, chiaramente ignoravo l'esistenza del DW500 :zampogna:
     
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    La storicità di questi orologi, al tempo innovativi, è indubbia e si inserisce nella più ampia avventura orologiera nipponica....

    Il Grande lebowsky fu una pellicola irriverente e al tempo stesso molto americana, testimone di un fase storica in cui gli americani si sono messi in discussione.....
    Oggi questo processo è terminato, con gli americani che hanno abdicato dalla loro visione di dominazione globale...

    Il futuro ci riserva meno prodotti americani e più orientali... Tra cui GS, G-S, Merkur e Tandorio...... Meditate gente, meditate...
     
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    Grazie Det. Briscoe e 6309 7040 per aver letto ed apprezzato (condivido in toto la tua analisi, Manuel, sia sulla “crisi” di coscienza - chiamiamola così- che all’epoca caratterizzò il popolo americano che sugli scenari futuri, già attualissimi, di predominio orientale dei mercati - e non solo di settore-).

    Riguardo al DW500 sei in buona compagnia, Davide :D
    Nel senso che anche io, quando cominciai ad approfondire la storia dei G-Shock (una decina d’anni fa) mi accorsi dapprima dell’esistenza di questa referenza e poi del fatto che, contrariamente a quanto avessi sempre ritenuto, era stata la prima a presentare una cassa in resina.

    Questo G-Shock, tra l'altro non molto comune, fu destinato al mercato interno Giapponese mentre qualche esemplare del successivo DW500C-9B, uscito nel 1993 e che si presentava con cassa e cinturino gialli, si è visto anche dalle nostre parti.

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    La genesi del DW500 sembra sia da attribuire alla maggior richiesta, da parte della clientela del Sol Levante, di un G-Shock dalle dimensioni ridotte, più consono e portabile, rispetto ai più corpulenti fratelli, per i polsi maggiormente esili dell'utenza nipponica.

    G Shock "atipico", più piccolo rispetto alla serie 5XXX, con impermeabilità "ferma" a 100m (contro i canonici 200m dei fratelli più grandi), tre pulsanti in luogo dei soliti 4 e assolutamente basico nelle funzionalità, è considerato dalla “storiografia” ufficiale Casio (come si vede dalla traduzione, pur grossolana, della scheda sopra riportata - che viene dall’ormai svanita “Perfect Search” del sito Giapponese G-Shock-) il padre dei Baby-G.
     
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