Quartzista
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Negli anni '70 Seiko propose molti orologi al quarzo, quasi tutti dotati di eccellenti calibri.
Uno di questi, il calibro 7546, diede il "là" ai successivi 7548 e 7549 che noi tutti oggi conosciamo, protagonisti dell'era dei diver's al quarzo della prima ora prodotti dalla Casa giapponese.
Del 7546 non si parla molto, per cui credo sia opportuno quantomeno descriverne i caratteri essenziali attraverso un orologio piuttosto particolare e raro, come tutti quelli della linea di cui fa parte (la "SilverWave – in questo caso anche "Z" -), linea della quale si è già parlato nella Sezione "anni '80" in questo 3D di Manuel: https://grupposeiko1881.forumfree.it/?t=77079030 , che ci presenta il raro "ancorina".
L'esemplare di cui vorrei parlare io, anche se non più in mio possesso, fa parte di quella serie che che potremmo porre in un secondo ideale segmento storico dei SilverWave (secondo rispetto a quelli incassanti calibri meccanici), cioè quelli prodotti negli anni '70: sappiamo bene che in quel periodo, ed oramai da qualche anno, buona parte della produzione Seiko è basata su orologi che incassano l'ultimo gioiello della ricerca e della tecnologia dell'epoca, e cioè un calibro al quarzo. La referenza dell'esemplare di cui stiamo parlando è la 7546-6050 e l'orologio presenta un seriale che colloca la sua genesi nel febbraio del 1978.
Questo orologio, come tutti i suoi omologhi della linea "SilverWave", ed in particolare gli "Z", è senz'altro piuttosto raro e la sua rarità è un dato che, al di là delle soggettive valutazioni (basate essenzialmente sulla scarsa frequenza con cui alcune referenze "passano" in siti d'aste on line o di annunci e nei "mercatini" dedicati), pare trovare fondamento, come si dirà più avanti, sia nella specifica, e limitata, destinazione commerciale di questa linea di quarzi che nella loro limitata produzione temporale.
Durante la seconda metà degli anni '70, i "SilverWave", nella loro versione meccanica, furono accorpati all'interno di altre collezioni, quali, ad esempio, la collezione "Lord Matic": la linea che Seiko propose come "autonoma", cioè caratterizzata dal solo "sub-brand" dell'onda d'argento, era invece, in quel periodo, animata da calibri al quarzo ed era esclusivamente commercializzata sul mercato interno giapponese (secondo almeno una fonte reperita in rete, i SilverWave sarebbero stati destinati al solo mercato di Hong Kong - si badi bene che tale ultima informazione, reperita su forum estero, andrebbe comunque verificata e la propongo, pertanto, così come l'ho trovata, sperando anzi in ulteriori ragguagli da parte di chi fosse più addentro alla specifica questione). Sui mercati occidentali troviamo orologi praticamente identici ai "SilverWave" in varie referenze e che spesso recavano sul quadrante la scritta "SQ Sports 100".
Altro elemento importante è il periodo di produzione: consultando i cataloghi giapponesi Seiko disponibili, si nota che gli "Z" appaiono per la prima volta in quello del 1979, sono presenti su quello del 1980 (dove convivono, nella stessa sezione degli orologi al quarzo con vocazione subacquea, con i 7548-700X) ma spariscono, per non ricomparire, già nel catalogo del 1981. Parallelamente la produzione "SilverWave" (non "Z") continua ad essere presente almeno sino al 1985.
dal catalogo Seiko Japan del 1979:
questa, invece, la situazione nel catalogo del 1981:
Il che mi induce due tipi di considerazioni.
La prima è relativa al fatto che, anche volendo considerare il materiale consultabile non esaustivo e pur ammettendo che gli "Z" siano "sopravissuti" anche uno o due anni dopo il 1980, ci troveremmo di fronte comunque ad un periodo di produzione che, nella più ampia delle ipotesi, arriverebbe a 3, 4 anni: dal 1978 – anno che credo si possa considerare di partenza – (in cui risulta prodotto non solo lo "Z" presentato sopra ma anche altri esemplari) al 1982 al massimo. Se ci attenissimo strettamente al dato emerso dalla mia ricerca, dovremmo invece considerare due anni: dal 1978 al 1980 (ultimo anno in cui è presente a catalogo uno "Z").
La seconda è legata al significato da dare al suffisso "Z": letteralmente non si sa cosa voglia dire ed anche una mia specifica richiesta alla Casa madre non trovò una risposta esaustiva. In altri lidi, con Manuel e Stefano/Daredevil, formulammo l'ipotesi, adeguatamente argomentata, che questo suffisso avesse una portata di natura sportiva e che denotasse l'essenza "marinara" di chi la riportava stampata sul proprio dial. Ipotesi che, salvo ulteriori nuovi elementi emersi in merito nel frattempo, mi sembra ancora quella più fondata.
Perchè va detto che i "SilverWave Z", in questa configurazione (e ciò vale naturalmente anche per gli omologhi "occidentali" "Sports 100"), sono a tutti gli effetti, dei "quasi" diver's: buon dato di impermeabilità (100m), fondello a vite e corona, pure a vite, ad ore 4, indici e sfere luminescenti nel buio, ghiera con indici tipicamente da "immersione", bidirezionale e libera, cioè senza "sferino", forme della cassa che, seppur di dimensione non eccessiva (39mm) già proponevano linee note e care agli appassionati dei diver's di casa Seiko.
Tutti elementi che indicano in modo piuttosto evidente quale fosse la traccia che i "SilverWave Z" andavano a scavare e che sembrano proporre questi orologi come una sorta di "laboratorio sperimentale". Le caratteristiche non lasciano dubbi, così come la presenza dell'onda sul fondello, ma quello che ci conferma la volontà di Seiko di creare un "entry level" nella fascia degli orologi subacquei comunque "di livello", l'accesso al mondo degli sportivi subacquei, è proprio la consultazione dei cataloghi, ove si nota la collocazione, nel 1980, degli "Z" insieme ai 7548-700X. Di più: dal 1981 spariscono gli "Z" ma, nella stessa sezione "sub" dei cataloghi continuano ad essere presenti dei "SilverWave" in cui vengono perpetrate analoghe caratteristiche già viste negli "Z".
Questo tipo di osservazione permette di capire meglio la "politica" produttiva di Seiko, anche in ordine a produzioni recenti (quale, ad esempio, quella dei nuovi "5"): linea di base qualitativamente alta e dalle buone caratteristiche tecniche che affianca, e non sostituisce, il fratello maggiore "diver's". Quella "Z", insomma, probabilmente, rappresenta una produzione di sportivi performanti molto curati (il 6050 propone, tra l'altro, logo "Seiko" e simbolo "Quartz" tridimensionali ed applicati, così come gli indici), anche se di "prima fascia", e questa politica Seiko la proseguirà, più o meno con medesime modalità, sino ad oggi.
In sintesi, quindi, tornando al discorso fatto in apertura circa l'oggettiva rarità di questi esemplari, questa sembra essere conclamata, come per tutti i "JDM", dalla loro ristretta destinazione finale (e quindi dalla conseguente ridotta produzione): la destinazione domestica (e pur'anche quella su Hong Kong, dando per buono quanto sopra riportato) rende naturale la loro ridotta produzione e distribuzione già all'epoca, figuriamoci oggi. In più abbiamo un periodo di produzione che sembrerebbe essere davvero molto ristretto: due, massimo quattro anni.
il calibro di questo "Z" era, come si diceva sopra, il 7546.
Quarzo di livello che, all'epoca, era ritenuto in quegli anni "basico", economico se volete: naturale incasso, dal 1977 (anno del suo lancio in produzione) dei "Type II" (naturale in quanto i Type II rappresentavano, all'epoca, l'alternativa economicamente abbordabile dei quarzi Seiko, rispetto alle costose produzioni "Grand" e "King", non alla portata di tutti), venne in realtà utilizzato da Seiko in moltissimi modelli e referenze. Il quarzo stava cominciando ad espandersi ed i costi ad abbassarsi. Il fatto è che, con gli occhi di oggi, ci si rende conto che il 7546 non era (e non è) un calibro economico sotto l'aspetto qualitativo: seppur le parti plastiche cominciano a vedersi, la componentistica è ancora su livelli eccellenti, così come la qualità costruttiva e tecnica (il calibro presenta 4 rubini ed una autonomia di durata della batteria di 5 anni, dato piuttosto elevato ancora oggi). Ed anche l'aspetto denota una qualità produttiva che mi sento di definire eccellente.
dal manuale tecnico del calibro 7546:
dalla rete
L'importanza storica (e tecnica) nonchè la validità del 7546 la si percepisce anche pensando che i calibri 7548 e 7549 (incassati il primo nei "diver's" 700X ed il secondo esclusivamente nei "Tuna" quartz dell'epoca 7009 e 7010), calibri considerati non solo tecnicamente validi, ma anche robusti ed affidabili (tanto da essere utilizzati per incassi in orologi di fascia professionale) si basano proprio sull'architettura del 7546.
Le referenze "Z" che hanno incassato il 7546 si trovano solo nel catalogo del 1979, insieme ad altre che presentano il calibro 7123: gli "Z" presenti nel catalogo 1980 incassano esclusivamente il 7123. Quest'ultimo calibro, prodotto a partire dal 1978 ed utilizzato sino alla prima metà degli anni '80, constava della medesima precisione dichiarata del 7546 - +/-15sec./mese – e della stessa autonomia della batteria - 5 anni -, ma di un numero inferiore di rubini – che scendevano dai 4 del 7546 ai due del 7123. La differenza più evidente tra i due calibri è nelle dimensioni, sopratutto nello spessore: il 7546 misurava 27mm di diametro e 4,6 mm di altezza, il 7123 presentava un diametro di 26mm ed un'altezza di 3,3mm. Col 7123 si andava, insomma, già verso i calibri degli anni '80 (penso, ad esempio, ai 5Y23) di ridotto spessore e strutturalmente sempre meno raffinati, calibri che porteranno poi alle produzioni moderne di base.
Insomma, il 7546 è probabilmente l'ultimo calibro "base" con un aspetto qualitativo ancora di spessore importante e che ancora risentiva, in termini positivi, dell'influenza innovatrice della "quartz revolution": un pò il picco, se vogliamo, di una curva immaginaria che, da quel momento, inizierà la fase discendente (in ottica di semplificazione produttiva completamente industrializzata e tesa a contenere sopratutto i costi) mantenendo, comunque, un discreto livello negli anni '80 per terminare la sua parabola discendente all'inizio degli anni '90.
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