Grand Seiko SBGP001 (calibro 9F85): il quarzo nella sua forma perfetta.

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    PREMESSA:

    L’INSENSATA GHETTIZZAZIONE DELL’OROLOGERIA AL QUARZO.



    Ho iniziato molto preso ad appassionarmi all’orologeria, davvero in tenera età.

    Partendo da un orologio con Paperino che segnava l’ora con le braccia (allagato per testarne l’ovviamente inesistente impermeabilità), nel corso degli anni mi sono interessato a tanti aspetti dell’orologeria, alcuni molto tecnici ed altri ben più frivoli.
    I miei gusti sono cambiati negli anni, com’è logico, ed il percorso che oggi mi porta a scrivere questo post è stato costellato da tanti orologi, diversissimi tra loro.

    C’è, nella mia storia personale, una sola invariata costante: il quarzo.

    Probabilmente l’essere cresciuto, anagraficamente, negli anni in cui il quarzo rappresentava l’evoluzione, il futuro di questo settore ha avuto il suo peso: ovviamente io non potevo essere a conoscenza di questo genere di concetti, all’epoca, ma il fatto che un orologio con i “numerini” mi sembrasse un oggetto uscito da qualche film di fantascienza o da qualche cartone animato giapponese alla Goldrake lo percepivo benissimo.

    Così come ero conscio del fatto che quegli orologi erano costosi, molto costosi: talmente conscio che quando feci cadere un orologio a led di mio padre (orologio che lui teneva conservato come una reliquia e col quale io giocavo di nascosto – avendone scoperto il nascondiglio -), resomi conto del fatto che questo non si accendeva più, fui preso dal panico e mi affrettai a rimetterlo a posto nella speranza di non venir mai sospettato di aver provocato quello che percepivo come un danno enorme (salvo poi confessare subito l’accaduto non appena mio padre rientrò a casa, costituendomi quale responsabile :D ).

    In tutti questi anni il quarzo ha rappresentato, dicevo, una costante: dopo le suggestioni spaziali del bambino degli anni ’70, attraversai gli anni ’80 da adolescente, innamorandomi prima degli LCD Casio e dei suoi G-Shock (dei quali ebbi modo di testare la resistenza attraverso un bel lancio dal quinto piano di un palazzo) che vedevo al polso e poi degli Swatch, imprescindibili in abbinamento alle Timberland ed alle cinture El Charro :) .

    In quelle due decadi i Seiko potevo solo sognarli (costavano tanto, troppo per me) quando mi capitava di vederli al polso di qualcuno: quegli LCD e gli analogico-digitali erano meravigliosi (ed irraggiungibili).

    Nel corso degli anni successivi, seppur cresciuto (anche sotto il profilo dell’approccio al mondo dell’orologeria – il primo orologio “costoso” fu un Omega Seamaster automatico nel 1996 -) non smisi mai di interessarmi a quel mondo, fatto di cifre e di sfere dei secondi che si muovono a scatti: le nuove tecnologie legate al quarzo (quelle cinetiche, solari, radiocontrollate) e le mille nuove funzionalità sensoriali che via via venivano introdotte negli orologi hanno continuato ad affascinarmi, producendo lo stesso identico effetto che la comparsa sul display di quei primi numeretti rossi ottenne su di me nella metà degli anni ’70.

    Si arriva, quindi, al 2011: in quell’anno acquisto, il mio primo Seiko, un H558-5000.

    Ovviamente, non poteva che essere un quarzo, uno di quelli che, da ragazzino, potevo solo ammirare (anche al cinema, come ben sappiamo) e desiderare, un orologio che, da solo, potrebbe tranquillamente assurgere a simbolo (tecnico ed estetico) degli anni in cui venne prodotto. Quel Seiko ha scoperchiato il vaso di Pandora, riportando a galla la marea di ricordi e sensazioni di quel passato e provocando, contemporaneamente, il desiderio di saperne di più.

    I risultati di quell’impulso sono stati dieci anni di ricerca, approfondimento e studio di un mondo che, ancora oggi, fatica a veder riconosciuti meriti e valore nell’ambito del panorama dell’orologeria, vittima di una ghettizzazione insensata e controproducente ed ancora ignorato (letteralmente) dalla stragrande maggioranza degli “appassionati” (traete da soli le conclusioni sul perché il termine sia posto tra virgolette………).

    Si continua a non capire (o forse a far finta di non capire) quanto importante sia stata, per l’orologeria, l’introduzione di questa tecnologia. Si continua, mellifluamente, a far passare il messaggio che il quarzo corrisponda alla crisi dell’orologeria (la “crisi del quarzo”……). Si continuano, infine, ad ignorarne il peso e l’assoluta imprescindibilità che questa tecnologia ha rivestito ( e tuttora riveste) in quelle che sono state le successive evoluzioni legate all’attuale – ed a oggi vincente - orologeria da polso (spiacente comunicare ai detrattori che gli smartwatches sono, a tutti gli effetti, orologi da polso) (nell’eventualità ci fosse bisogno di qualche elemento per meglio capire quest’ultimo aspetto, consiglio la lettura di questo post: https://grupposeiko1881.forumfree.it/?t=77717745 ).

    Eppure, ormai da tempo, esiste la possibilità di approfondire la materia, le risorse disponibili on-line sono tante e sarebbero senz’altro sufficienti, quantomeno, per procurarsi un’infarinatura che eviterebbe a tutti noi di dover sistematicamente leggere/ascoltare castronerie di ogni genere quando qualche sedicente “esperto” si avventura a parlare di quarzi.

    Ma tant’è: il quarzo è ancora un argomento affrontato poco e male.

    A nulla valgono nemmeno quei tentativi, che tanto suonano ipocritamente “politically correct”, di dimostrarsi “di larghe vedute” da parte di alcuni autoproclamatisi esperti di orologeria a tutto campo che, ogni tanto, buttano là frasi tipo “beh, il quarzo ha la sua dignità” (la sua? Che vuol dire?), “c’è quarzo e quarzo” (no, c’è solo il quarzo), “per un quarzo così non spenderei mai quella cifra….” (così come? e quale sarebbe questo fantomatico “limite” di spesa per un quarzo?).
    Tralascio poi, volutamente, l’infinità sequela di “svarioni”, più o meno gravi, letti ed uditi qua e là per la rete.

    Insomma, seppur la situazione sia un pochino migliorata rispetto al 2012, anno in cui scrissi il primo approfondimento serio sul mondo del quarzo (quello sulla termocompensazione, che potete trovare, nella sua versione più aggiornata, qui: https://grupposeiko1881.forumfree.it/?t=77035512 ), devo ahimè constatare come questa premessa non sia poi molto differente proprio da quella scritta all’epoca in quel post: c’erano pregiudizio ed ignoranza allora, ci sono pregiudizio ed ignoranza ora, anche se in misura leggermente minore. In compenso oggi c’è molta più gente che parla senza sapere quello che dice….. <_<

    Comunque, gran parte di questo piccolo miglioramento lo si deve, innegabilmente, proprio a Seiko che, nonostante tutto (e tutti) non ha mai smesso di credere (ed investire) nel quarzo, sino al punto di incentrare le proprie capacità in termini di produzione innovativa su una tecnologia (la “Spring Drive”) che proprio sul quarzo basa la propria architettura tecnica e prestazionale.

    Non solo: Seiko, da quando per prima li introdusse nel 1969, non ha mai neanche abbandonato la produzione di calibri al quarzo di tipo tradizionale (con tradizionale, chiariamo subito, intendo quelli che lavorano in autonomia sia prestazionale che di consumi – quindi i calibri la cui precisione non è regolata da alcuna fonte esterna ed il cui funzionamento è affidato alla classica batteria non ricaricabile), dedicando particolare ed ininterrotto sforzo alla ricerca delle massime prestazioni, in termini di accuratezza e precisione, abbinata ad autonomie eccellenti, proprio di questo genere di movimenti.

    A partire dal 1978 (anno di entrata in commercio dei primi Twin Quartz), Seiko ha via via sviluppato differenti calibri e diversi sistemi di termocompensazione (suggerisco, a tal riguardo, la lettura dell’illuminante post di fdr186 inerente alcune tecnologie adottate da Seiko sui suoi quarzi negli anni ’80: https://grupposeiko1881.forumfree.it/?t=78737615 ), arrivando addirittura, nel 1988, a “resuscitare” la sua linea di punta (Grand Seiko, posta in “quiescenza” dal 1975) proprio con calibri al quarzo, la serie 95 (la lettura di approfondimento che suggerisco in questo caso è quella del post scritto da CSCorologi : https://grupposeiko1881.forumfree.it/?t=77485401 ).

    Dopo 5 anni, esattamente nel 1993, Seiko introduce una serie di movimenti, la 9F, che ancora oggi rappresenta la punta di diamante dei calibri tradizionali al quarzo prodotti dalla Casa Giapponese nonché, in senso assoluto, quello che ritengo essere il miglior calibro al quarzo tradizionale mai prodotto nella storia dell’orologeria.

    Quest’ultima affermazione, che già immagino da molti non condivisa, è ovviamente frutto della mia personale valutazione che si basa, però, su una serie di elementi oggettivi che proverò ad evidenziare nel prosieguo di questo post, allorquando affronterò la parte tecnica relativa al calibro 9F85 che anima l’orologio protagonista: un orologio che, per quanto mi riguarda, rappresenta una sorta di punto di arrivo non solo del suaccennato percorso di studio che ho deciso di intraprendere 10 anni or sono ma sopratutto, in linea più generale e proprio in virtù dei trascorsi che ho provato sinteticamente a descrivere, di quello che ormai, alla soglia dei 50 anni, posso serenamente considerare il vero centro del mio interesse nel campo dell’orologeria.

    IL GRAND SEIKO REF. SBGP001

    GLI ASPETTI ESTETICI E REALIZZATIVI

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    Questa referenza viene introdotta nel 2020 e, unitamente alle SBGP003 e SBGP005, rappresenta il connubio tra il calibro 9F85 (introdotto anch’esso nel 2020 e del quale parlerò diffusamente più avanti) e la cassa “44GS”.

    Quest’ultima è, ovviamente, una “reinterpretazione” (piuttosto fedele, in verità) in chiave moderna del design della cassa introdotta nel 1967, design che, per la prima volta, viene utilizzato su modelli che incassano un calibro al quarzo.
    La differenza più evidente rispetto alla cassa ispiratrice è la misura del diametro, spinto in questa moderna produzione fino a 40mm.

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    Ero inizialmente un pò perplesso proprio per la misura, a mio avviso limite massimo “sopportabile” per questa tipologia di orologi. Sapevo anche, però, che questa non è una cassa comune e che i suoi stilemi e le lavorazioni che le donano un tratto unico ed inimitabile non possono essere valutate solo sulla base del freddo dato numerico.

    Infatti, all’atto pratico, l’orologio non solo risulta eccezionalmente comodo (grazie alla sua ergonomia ed anche al suo spessore, decisamente contenuto - miracoli del quarzo -) ma sotto il profilo dell’impatto estetico si stenta a credere di trovarsi di fronte ad un diametro di 40mm.

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    L’aspetto complessivo dell’orologio è davvero di forte impatto: sappiamo bene che Grand Seiko si pone al vertice della produzione della Casa Giapponese (per quanto, dal 2017, il marchio abbia acquisito da questa una formale autonomia, è ovvio che si stia parlando comunque di produzione Seiko) ma ogni volta trovarsene di fronte uno lascia basiti. Tanto da cominciare a dubitare di non aver mai realmente compreso certi concetti, primi fra tutti quelli di dettaglio e perfezione.
    Beh, se siete tra quelli che per anni hanno valutato un orologio basandosi sui parametri di certe produzioni Svizzere (non farò nomi, tanto sono i soliti plurinoti blasonatissimi marchi…….), consiglierei vivamente di andare in un concessionario Grand Seiko (visto che, finalmente dopo anni, è possibile farlo anche alle nostre latitudini) e valutare con i vostri occhi cosa davvero significa produrre un orologio perfetto.

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    Esagerazione? Assolutamente no.

    Quadrante, indici, sfere, lavorazione del metallo (che non si ferma solo all’arcinota - magnifica - lucidatura Zaratsu ma investe tutta la cassa nei suoi più microscopici dettagli nonchè le sfere e gli indici stessi), bracciale (un gioiello per morbidezza, precisione ed ingegnerizzazione, altro che finali pieni….), fondello (che non si limita ad offrire il simbolo del leone rampante ma presenta livelli di perfezione e pulizia magnifici, sinanche negli intagli utili alla sua apertura): tutto compone un oggetto che presenta un equilibrio perfetto tra semplicità ed opulenza che sfiora il sublime.

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    Complice anche il rigoroso rispetto dei dettami della “Grammatica del Design” di Tanaka: a distanza di 60 anni, quelle regole continuano a dimostrare la propria forza e validità, imprimendo uno stile inconfondibile anche nelle produzioni moderne.

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    Ultima nota vorrei dedicarla ad alcuni aspetti tecnico/costruttivi (molto cari ai tanti “esperti” ed “appassionati” delle varie “communities”……….) ed al quadrante.

    Molti sicuramente storceranno il naso davanti all’assenza di materiale luminescente. Ormai lo vogliamo ovunque, se l’orologio al buio non brilla come l’attacco solare di Daitarn III gridiamo allo scandalo.

    La questione, in realtà, è piuttosto semplice: questo orologio non è un diver’s, non è un field, non è concepito come uno strumento volto ad essere utilizzato in particolari (e specifiche) condizioni ambientali avverse. Questo è un orologio e basta: la sua essenza strumentale è quella di segnare l’ora in modo preciso e di accompagnarci durante le nostre quotidiane attività. Di notte si toglie (e ve lo dice uno che con l’orologio ci dorme pure, anche con questo), si poggia sul comodino e la mattina lo si trova ancora preciso al secondo, perchè è un orologio al quarzo. Sic et simpliciter.

    Questo aspetto è di una banalità talmente impressionante che viene da sorprendersi di doverlo addirittura sottolineare: accade pure questo, in quest’epoca di finali pieni e di luci di natale pretese in ogni dove……

    Stesso discorso, del resto, va fatto per la corona (non a vite): l’orologio assicura un’impermeabilità di 10 bar, grazie alla quale riesce perfettamente ad assolvere alla sua funzione, quella di resistere all’acqua ben più che dignitosamente continuando a segnare l’ora.

    Il quadrante, infine.

    Oltre a dire che si tratta di uno dei più belli che io abbia mai visto, l’attenzione vorrei porla sulla sua parte inferiore, che si presenta libera da qualsivoglia indicazione.

    In quasi tutti i suoi quarzi attuali, infatti, Grand Seiko ha deciso di lasciare la parte inferiore del quadrante vuota (fanno eccezione, ad esempio, quegli orologi che incassano calibri regolati a+/- 5 sec./anno, sui quali è apposta una piccola stella dorata ad ore “6”).
    Questa scelta può essere letta in vari modi e può piacere o meno (personalmente, adorando i quadranti estremamente puliti, non posso che apprezzarla, e molto), ma sembra comunque chiara la volontà di non indicare espressamente la tipologia di movimento che anima l’orologio.

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    Un errore, a mio avviso: è vero che non siamo più, ahimè, negli anni ‘70 e ‘80, quando la scritta “quartz” apposta in bella vista sui quadranti era considerata un valore aggiunto notevolissimo ma, anche a voler proprio evitare la parola “quartz”, quantomeno un “9F” ad ore 6 sarebbe stato opportuno inserirlo.

    Questo perchè quando si produce la famiglia di calibri al quarzo (tradizionale) migliore mai proposta dal 1969, credo sarebbe anche giusto ed opportuno evidenziarlo orgogliosamente.

    IL CALIBRO: 9F85

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    Il cuore di questo orologio è costituito dal calibro 9F85, ultimo “nato” nell’ambito della famiglia dei 9F.

    La caratteristica peculiare di questo movimento rispetto ai suoi predecessori risiede nella possibilità, estraendo la corona al primo scatto, di poter regolare autonomamente la sfera delle ore (funzionalità utile in caso di cambio di fuso orario o di passaggio dall’ora solare a quella legale – e viceversa -) senza dover necessariamente interrompere lo scorrere del tempo (peraltro il “fermo-macchina” è comunque presente nella specifica e tipica funzione di rimessa dell’orario, al secondo scatto della corona) (1)

    Questa funzionalità viene tipicamente adottata sui GMT ed è proprio dagli albori dei 9F, nel 1993, che i tecnici di Grand Seiko sembra fossero già alla ricerca di una soluzione per poter introdurre su questi eccezionali calibri al quarzo proprio una funzione GMT.

    A riguardo, risulta interessante quanto rilevabile dal sito “grandseikogs9club.com”, che riporta un’intervista a Nobuhiro Koike, membro del team che sviluppò originariamente il calibro 9F (2) (le parti sottostanti tra virgolette sono state tradotte dall’articolo in questione):

    “”” Quando ti rechi in un paese con un fuso orario diverso, regoli la lancetta delle ore sull'ora locale. Questo potrebbe non rappresentare un problema per un orologio normale, ma lo è per il calibro 9F, stiamo parlando di una precisione di secondi all'anno. Anche se l'orologio è stato impostato per essere preciso al secondo, quando la corona viene estratta per regolare l'ora, l'orologio si ferma e di conseguenza perde tempo. Per mantenere la precisione estremamente elevata, obiettivo per cui avevamo lavorato così duramente, avevamo pensato che un buon approccio sarebbe stato quello di includere una funzione GMT che consentisse di regolare la lancetta delle ore mentre l'orologio è in movimento".”””

    Le difficoltà, stando al racconto di Nobuhiro Koike, erano però notevoli: continua infatti il citato articolo “””… questo non era meccanicamente possibile in quel momento. Poiché il meccanismo di cambio data istantaneo era sincronizzato con la funzione di regolazione indipendente della lancetta delle ore, entrambi richiedevano una piccola molla a balestra chiamata ponticello, ma il team non è stato in grado di rendere il lato della lancetta delle ore del ponticello abbastanza forte da resistere a un uso frequente. L'idea è stata accantonata ma non dimenticata.”””

    La soluzione venne infine trovata nel 2018 grazie al lavoro di sviluppo del calibro 9F86 (primo 9F dotato di funzione GMT) sul quale i tecnici Grand Seiko riuscirono a sviluppare questo “ponticello” finalmente resistente a frequenti sollecitazioni:

    “””…la chiave del nostro sviluppo del Calibro 9F86 è stata interamente nelle mani di questo minuscolo componente. Non possiamo ancora rivelare come sia stato realizzato, ma personalmente credo che il Calibro 9F sia ora ancora più vicino alla perfezione con il completamento della funzione GMT”. “””

    Ovviamente risolto il problema principale possiamo immaginare che giungere allo sviluppo del 9F85 sia stato decisamente agevole.

    Trovo questa scelta deliziosamente “sfrontata”: introdurre questa peculiarità in un calibro solo tempo al quarzo è segno, da parte di Grand Seiko, di una sicurezza granitica relativa alla assoluta precisione dei suoi calibri 9F, tanto da sottolineare che questa funzione non solo rende più semplice la rimessa dell’ora ma impedisce all’utente di “rovinare” la precisione del calibro fermandolo :D

    Sicurezza decisamente giustificata.

    I 9F dichiarano un’accuratezza di +/- 10 sec./anno (con l’eccezione delle versioni appositamente regolate a +/- 5 sec./anno che di norma equipaggiano serie speciali e/o limitate). Queste “performaces” sono frutto di varie soluzioni tecniche che Grand Seiko adotta sia per quanto riguarda la scelta e l’utilizzo dei componenti dei 9F sia per quanto concerne il loro assemblaggio (da tener presente che i 9F possono, alla bisogna, anche essere riparati). Ovviamente questi calibri sono termocompensati e l’accuratezza può essere anche ulteriormente regolata.

    Il sito di Grand Seiko riporta in modo completo ed esaustivo tutte le caratteristiche dei 9F (che potete agevolmente consultare qui: www.grand-seiko.com/it-it/collections/movement/quartz ); segnalo, inoltre, tra i tanti, questo articolo che, seppur datato (2013) risulta spiegare alcuni dettagli tecnici in maniera eccellente, come del resto tipico di SJX (https://watchesbysjx.com/2013/05/explained...rtz-exists.html ).

    Eviterò, quindi, in questa sede, una sterile (e quantomai inutile) elencazione di tutte queste peculiarità. Ritengo però interessante soffermarmi su alcune di esse che, anche in un’ottica di analisi storica, dimostrano come come i 9F siano un vero e proprio punto di arrivo di Seiko nell’ambito di questo genere di movimenti e di come possano essere ritenuti, ad oggi, i migliori quarzi tradizionali mai realizzati.

    Innanzitutto il cristallo di quarzo, vero “motore” attorno al quale ruota tutto il calibro.

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    Ricorderete certamente come, all’inizio della sua storia (1969) ed almeno sino al 1974, i cristalli di quarzo degli orologi Seiko fossero prodotti in quantità limitate: la mancanza di uno specifico processo industriale di lavorazione rendeva necessario intagliarli a mano, letteralmente, prepararli uno per uno. Nei 9F i cristalli di quarzo sono, parimenti, soggetti ad una produzione lenta, anche se per altri motivi:

    “””La precisione di un orologio al quarzo dipende dall'oscillatore al quarzo, che deve poter mantenere una frequenza precisa di 32.768 oscillazioni al secondo.
    Nonostante la regolarità complessiva di questa oscillazione, ogni oscillatore al quarzo possiede caratteristiche di prestazione diverse: alcuni non sono in grado di mantenere prestazioni stabili a lungo termine e con cambiamenti nell'ambiente circostante. Altri oscillatori invece possono inizialmente possedere un’elevata precisione, ma subiscono delle modifiche nella loro oscillazione nel corso degli anni che producono inaffidabilità.
    Essendo cosciente di tutto ciò, Seiko ha introdotto un processo di invecchiamento nella sua selezione dei cristalli, onde garantire che gli oscillatori si siano stabilizzati prima di essere utilizzati. Grand Seiko è stata la prima al mondo a utilizzare oscillatori al quarzo selezionati mediante questo processo.
    Il processo prevede che gli oscillatori al quarzo, realizzati internamente all’azienda, vengano "invecchiati" per tre mesi, durante i quali vengono sottoposti a determinate tensioni in modo da stabilizzare le loro caratteristiche. Solo a quel momento vengono testati e selezionati, e solo gli oscillatori al quarzo che soddisfano standard rigorosi vengono utilizzati nel movimento al quarzo 9F.
    ”””

    Seiko ha quindi, dopo aver nel corso degli anni reso industriale – conseguentemente “massificato” - la produzione di queste componenti, fatto un “passo indietro”, restituendo ai cristalli quella dignità sostanzialmente “artigianale” tipica dei suoi inizi ed elevandone, con queste procedure di produzione e selezione, la qualità, la stabilità e, conseguentemente, la resa.

    Resa che passa, però, attraverso un’altra delle applicazioni tecniche fondamentali per migliorare le prestazioni di un movimento al quarzo, ossia la termocompensazione, cioè l’eliminazione dell’influenza del variare della temperatura sulla regolarità dell’oscillazione del cristallo (vediamo se, riscrivendo il concetto per l’ennesima volta, finalmente a qualcuno si schiariscano definitivamente le idee su cosa effettivamente si intenda quando si parla di termocompensazione in orologeria).
    In che modo i calibri 9F effettuano questa operazione?

    “””Gli oscillatori al quarzo sono sensibili alle variazioni di temperatura.
La velocità di 32’768 oscillazioni al secondo risente di fluttuazioni dovute alle variazioni della temperatura ambiente.
    Se questa frequenza cambia anche di una singola oscillazione al secondo, la precisione può risentirne fino a 16 minuti all'anno.
    Per risolvere questo problema le informazioni sulle singole caratteristiche di un oscillatore sono memorizzate preventivamente nel circuito integrato.
    In questo modo, abbinando ciascun oscillatore al proprio circuito integrato impostato individualmente, i movimenti del 9F possono funzionare perfettamente. Inoltre la temperatura all'interno dell'orologio viene misurata anche 540 volte al giorno. I dati della temperatura vengono trasferiti e elaborati dal circuito integrato, il quale compensa ogni deviazione che potrebbe influenzare l’elevata precisione dell’orologio.
    ”””

    Questo sistema è considerato da Seiko stessa il punto di arrivo di quella che, originariamente, fu non la prima tecnica di termocompensazione utilizzata dalla Casa Giapponese (sappiamo, infatti, che già ad esempio sui 3823 dei primi anni ‘70 veniva utilizzato in sistema “a condensatori”) ma comunque la più importante per complessità: ossia quella a doppio cristallo di quarzo del 1978.

    dal sito https://museum.seiko.co.jp/en/
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    All’epoca la “lettura” della variazione di temperatura era ottenuta parametrando l’oscillazione del cristallo di quarzo a quella di un secondo cristallo (e sappiamo che uno dei due oscillasse a frequenza elevata, presumibilmente a 196 kHz); negli anni ’80, poi, siamo certi del fatto che Seiko passò al sistema c.d. “Twin Mode”, ossia ad un sistema che prevedeva un unico cristallo di quarzo fatto "oscillare" in due modi diversi, allo scopo di garantire, anche in questo caso, la compensazione delle variazioni di temperatura (ed anche in questo caso sappiamo che almeno in una delle due fasi di oscillazione, il cristallo “vibrasse” ad alta frequenza - 196.608 Hz -). L’alta frequenza “pura” (sempre a 196 kHz) venne poi applicata negli anni ‘90/2000 ai calibri 8F.

    Nei 9F il sistema (che già nasce riducendo possibili variazioni grazie alla tecnica produttiva del cristallo ed al suo abbinamento ad un circuito integrato “personalizzato”), viene gestito integralmente dal circuito stesso, il quale compensa l’oscillazione anche in base alle variazioni di temperatura rilevate: e non è un caso che l’oscillazione del cristallo venga dichiarata stabilmente a 32 kHz, “staccandosi” in questo modo dalla necessità di veder oscillare il cristallo ad alte frequenze.

    Chiaramente sull’accuratezza influiscono anche altre soluzioni tecnico/costruttive dei 9F, quali il meccanismo di modifica della data istantaneo (che fu una delle eccezionali capacità di cui i 9F beneficiarono sin dalla nascita) e la “cabina sigillata” all’interno della quale è racchiuso il calibro:

    “””Grand Seiko ha sviluppato la sua cabina sigillata “Super Sealed Cabin” per garantire che il rotore, che rappresenta il cuore del movimento al quarzo, sia racchiuso in un ambiente altamente ermetico.
    Questa struttura impedisce alla polvere di entrare nei componenti delicati del movimento quando la batteria viene sostituita e assicura che la riserva di olio lubrificante per il perno del motore passo a passo venga sigillata dall'aria, prolungando la durata dell'olio. L'intero meccanismo dimostra una profonda comprensione della precisione dei movimenti al quarzo e permette di preservare l'affidabilità e la precisione a lungo termine del calibro 9F.
    La “Super Sealed Cabin” è progettata per ridurre al minimo il rischio di danni all'apertura della cassa per la sostituzione della batteria, come richiesto da ogni movimento al quarzo. La separazione che divide la batteria dal treno degli ingranaggi per evitare l'infiltrazione di particelle estranee contiene addirittura uno spioncino guarnito con un rubino per l'osservazione durante la sostituzione della batteria.
    ”””

    Qui bisogna fare una precisazione.

    Non è vero (come ho sentito affermare durante uno dei soliti comizi youtuberiani), che Seiko adottasse già nei suoi primi calibri degli anni ‘70 questa soluzione.

    Chi sostiene questa tesi si confonde, evidentemente, con il sistema di chiusura ermetica del cristallo di quarzo (elemento chiaramente indicato anche nei manuali tecnici dell’epoca). Nessuna chiusura sigillata conteneva il calibro (ne il motore passo-passo, come ho pure sentito affermare…..), solo il cristallo di quarzo veniva racchiuso in un contenitore ermeticamente sigillato, al fine di preservarne la stabilità di funzionamento a fronte delle vibrazioni a cui era sottoposto (ne ho già parlato diffusamente in questo post: https://grupposeiko1881.forumfree.it/?t=78950903 )

    Specificato questo, va detto peró che un legame col passato in questa soluzione tecnica c’è, sopratutto concettuale.

    Pensiamo agli “oblò” per la sostituzione delle batterie nei suoi quarzi degli anni ’70 e, sopratutto, ad alcune applicazioni “estreme” di questo concetto, quali l’utilizzo di casse monoblocco (come in questo 0823-6000 presentato da 6309 7040 in questo post: https://grupposeiko1881.forumfree.it/?t=77127888 ).

    Il criterio di rendere il calibro soggetto il meno possibile ad infiltrazioni di agenti esterni (che tipicamente rappresentano uno dei punti deboli di questi calibri, sopratutto nel momento dell’indispensabile cambio della batteria) nasce evidentemente anch’esso in quei pionieristici anni e trova la sua perfetta applicazione e realizzazione proprio nei 9F.

    Un’ultima annotazione riguardante l’accuratezza va fatta in ordine alla presenza del suaccennato sistema di regolazione del calibro.

    il sistema di regolazione (in questo caso su un calibro 9F83)
    A7CBFC7F-A28C-4119-8659-9EC7A89EDE7F

    Ebbene, Grand Seiko stessa ne dichiara, di nuovo “sfrontatamente”, la sostanziale inutilità :D :

    “””Mentre gli orologi meccanici possiedono un meccanismo per l’accurata regolazione della precisione, questi controlli sono impossibili nella maggior parte degli orologi al quarzo.
    Il movimento al quarzo 9F, tuttavia, è dotato di un commutatore di regolazione che rende possibile un tale controllo della precisione. Se a causa di condizioni ambientali o di altri fattori un orologio diventa troppo veloce o troppo lento, il commutatore può essere utilizzato per correggere tali divergenze. I proprietari che imparano a conoscere bene le caratteristiche individuali del loro orologio nel corso degli anni possono rapidamente regolare la precisione e continuare a utilizzarlo per molti anni a venire.
    Vista la superba precisione intrinseca del movimento al quarzo 9F, tuttavia, è probabile che la maggior parte dei proprietari non debbano nemmeno mai venire a sapere dell’esistenza di questa funzione di regolazione. Gli elevati standard di Grand Seiko non si smentiscono mai.
    ”””

    Va però ribadito (e non mi stancherò mai di ripeterlo) che questo sistema (in particolare poi proprio una regolazione reversibile a “vite”) sia un “esercizio di stile” complicato che denota cura maniacale nella realizzazione di un movimento al quarzo e ne aumenta il pregio tecnico.
    Specie su un calibro come questo, già estremamente preciso, visto che per poterlo “regolare” si deve ragionare su scarti nell’ordine del millesimo di secondo:

    “””….. Il calibro 9F ha anche un interruttore di regolazione con graduazioni da più a meno contrassegnate su di esso. Questo meccanismo regola la precisione commutando il circuito per apportare correzioni dopo un determinato intervallo di tempo. Ricordiamoci che il calibro 9F è, in tutte le condizioni tranne le più estreme, preciso di ±10 secondi all'anno. L'interruttore di regolazione consente regolazioni all'interno di questo intervallo. … Una gradazione nell'interruttore di regolazione è pari a 0,0165 secondi al giorno o 0,5 secondi al mese. Poiché il movimento ha una precisione 100 volte maggiore di quella di un movimento meccanico ad alta precisione, la sensibilità di questo dispositivo di regolazione è davvero notevole.”””

    Ecco, a me, onestamente, non sembra proprio una cosa da nulla :woot: .

    CONCLUSIONI

    L’sbgp001 è un orologio pressochè perfetto.
    E potrei chiuderla qui.

    Sotto il profilo estetico possiamo anche prenderci in giro e fare il solito discorso “che può piacere o meno”…..

    E va bene, facciamolo……

    Diciamo che, a mio avviso, le linee della cassa 44 sono magnifiche ed anche l’equilibrio complessivo dell’orologio è eccezionale, a dispetto dei suoi 40mm.

    Sull’aspetto realizzativo il “politically correct” me lo posso pure risparmiare. L’orologio è realizzato in maniera oggettivamente ineccepibile: la cura per ogni singolo dettaglio arriva ad essere maniacale, sotto ogni aspetto.

    Il calibro è, altresì, oggettivamente inarrivabile: costruito con metodo artigianale, ampiamemte connotato da componenti metalliche (i rubini sono ben 9) e rifinito magnificamente, presenta delle soluzioni tecnico/costruttive ricercate ed uniche nel panorama dell’orologeria, offrendo prestazioni eccezionali, anche sotto il profilo dell’autonomia (la durata della batteria, nonostante la complessità di funzionamento, è dichiarata in 3 anni).

    A tale ultimo proposito non posso, in conclusione, non fare almeno un cenno a quanto sviluppato da Citizen, con riguardo sopratutto al calibro 0100.

    il calibro 0100 di Citizen
    6D414025-D8CD-48EA-88DD-3E829C8B7A06

    Ho già sentito, in più di una occasione, “santificare” questo calibro, magnificandone le prestazioni e le soluzioni tecniche ed indicandolo, addirittura, come l’unico quarzo per il quale valga la pena di spendere cifre ragguardevoli (sic!)

    Non posso che essere d’accordo nel rimanere ammirato dal risultato, sia in termini di ingegnerizzazione (un calibro al quarzo solo tempo con 17 rubini denota un utilizzo di parti metalliche fuori dal comune e questo è decisamente un bel pregio) che in termini di accuratezza, dello 0100 (1 secondo all’anno significa che, di fatto, la questione accuratezza è praticamente chiusa).

    Eppure credo che non si possa fare a meno di valutare anche come si sia raggiunta questa prestazione.

    Al netto delle soluzioni legate al controllo della temperatura da parte del circuito, abbiamo, banalizzando, un “AT crystal” che oscilla ad 8.4 MHz: inevitabile, quindi, l’utilizzo della tecnologia Eco-Drive, una normale batteria non ricaricabile sarebbe da sostituire dopo pochi mesi (tant’è che la stessa Citizen dichiara che a piena carica e senza essere esposto a fonti luminose, l’autonomia dell’orologio è pari a 6 mesi). Credo che questo spieghi ampiamente come le soluzioni adottate sullo 0100 non siano praticabili in un movimento al quarzo di tipo tradizionale.

    Questo non è un difetto, sia chiaro, ma semplicemente significa che questo calibro ed i 9F non possono essere, a mio avviso, paragonati: senza entrare in dettagli di altro tipo (lavorazioni, accorgimenti tecnici, etc.), mi pare evidente che l’essenza del sistema di termocompensazione ponga i due movimenti su piani differenti, che trovo corretto tenere distinti. Non c’è nessuna gara (non interessa a nessuno se sia più forte Thor o Superman…..), solo due calibri eccezionali, entrambi quarzi ma con differenti (e ben distinte) tecniche di gestione dei propri “eco-sistemi”.

    Citizen, con lo 0100, ha probabilmente aperto la via all’applicazione di tecnologie più moderne a vantaggio di una precisione inarrivabile per qualsiasi quarzo di tipo tradizionale. Seiko, che lavora sui 9F dal ‘93 e non ha ancora smesso di farlo, ha invece elevato il quarzo tradizionale ad un livello di equilibrio (qualitativo, costruttivo e prestazionale) che ritengo insuperabile, collocando la famiglia dei 9F all’apice di questo genere di movimenti e ponendola come vero punto di arrivo di oltre 50 anni della propria storia recente.

    _______________
    N.B.: le fotografie presenti in questo post (oltre quelle del mio Grand Seiko) sono tratte dalla rete attraverso ricerca effettuata da vari motori. I diritti rimangono in capo ai rispettivi proprietari ed allorquando questi lo ritengano opportuno provvederó a rimuovere le rispettive immagini dall’elaborato.
    Le parti tra virgolette ed in corsivo nella sezione relativa al calibro 9F85 sono tratte, ove non diversamente indicato, dal sito www.grand-seiko.com

    _______________
    NOTE
    _______________
    (1) Questa funzionalità assolve anche all’operazione di rimessa rapida del datario.

    (2) L’articolo integrale è disponibile al seguente indirizzo: https://grandseikogs9club.com/chronicle-9/...bgp011-sbgp013/
     
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    Bellissimo Topic Attilio. Complimenti.
    L'orologio non ha bisogno di elogi, è un pezzo di arte nipponica, un esempio di "grammatica del design".
    L'excursus storico e le tue esperienze giovanili lo rendono molto godibile.
    Sul quarzo puro seiko non ha rivali..
    Gli eco drive di Citizen permettono soluzioni estreme che un quarzo puro non può, ad oggi, ottenere... Sono tecnologie diverse, con i loro pro e contro.
    Grazie per aver citato il mio topic sulla cassa O. P. , nel quale già avevi introdotto elementi "premonitori" di questo avvincente topic.
     
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    Splendido Topic, come sempre, denso di minuziosi dettagli tecnici sapientemente descritti, che sottolineano una volta di più la bellezza dell'orologio e del suo calibro;
    ( non conoscevo l'affascinante peculiarità della funzione GMT, insita nel GS, che impedisce all'utente di rovinare la precisione del calibro fermandolo...) ma anche curiosi aneddoti che profumano di un lieto passato adolescenziale... (ma il led del papa' alla fine si è potuto salvare dalla caduta accidentale?) Insomma un capitolo di Storia, Cultura e Passione del quale non posso che ringraziarti.
     
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    Questo SBGP001 va considerato come il tuo premio alla carriera di quarzista gif, orologio che segna l'apice di come hai vissuto e vivi l'orologeria, in questo caso non mi sento sento tenuto a specificare se di quella meccanica o di quella al quarzo, lo stupido classismo tecnologico non fa parte di questo forum specialistico.

    La parte tecnica è di assoluto prestigio, ci fa comprendere lo studio e la ricerca per una "semplice" sfera indipendente delle ore, quella su il cristallo al quarzo e sulla termocompensazione uno schiaffo morale al pressapochismo che spopola nelle praterie sconfinate del generalismo.

    Hai anche intelligentemente trattato la questione 0100, calibro di grandissimo prestigio ma nella sostanza completamente differente rispetto al 9F, il problema sono i sedicenti esperti di orologeria totale che non consci dei propri limiti si espongono a figure barbine, non riescono a comprendere che sono due filosofie di quarzo non paragonabili, evidentemente richiede troppo sforzo capire che quarzo equivale a dire meccanico, ovvero nulla.

    Questione quadrante, ne abbiamo discusso in privato. Rimango un nostalgico della vecchia impostazione che con orgoglio mostrava il logo classico SEIKO al 12, nella strada intrapresa post 2017 almeno il quarzo e il manuale sono quelli che non hanno subito quell'effetto di scritta della tecnologia (Automatic e Spring Drive) avulsa dal resto, da amanti della perfezione i Giapponesi dovevano ragionare su questo fattore invece di non considerarlo affatto pensando che una scelta grafica fatta per un altro quadrante fosse ugualmente valida. Sinceramente visto che, l'attuale 9F si pone in un'epoca di rivalorizzazione del quarzo (perché attenzione il 9F nasce in un periodo storico dove il quarzo era relegato a prodotto economico, evidentemente non in Giappone, ma la scritta QUARTZ ormai era un qualcosa di troppo associabile a prodotti dozzinali), avrei sfruttato l'occasione per celebrarlo adeguatamente apportando una scritta al 6, o con il nome del calibro in stile anni '70 oppure con il ritorno della scritta QUARTZ in rilievo. Quando avrò tempo posterò qualche proposta :shifty:

    Concludo con un grazie per quello che fai per la divulgazione della storia di Seiko in Italia, questi sforzi andrebbero apprezzati...
     
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    Bravo Attilio, topic fatto molto bene, letto tutto d'un fiato. Conoscevo i quarzi della serie 8F ed i loro principi devo dire però che il tuo approfondimento mi ha dato molti spunti di riflessione. Spero presto di trovare un 9F GS che mi aggradi. Grazie ancora ad majora! Giovanni
     
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    Topic fantastico Attilio, non certo il primo. La referenza in questione è favolosa e per me un obiettivo primario. Concordo che un qualche riferimento del calibro sul quadrante sarebbe stato doveroso, peccato. In questo forse anche GS stessa non sembra rivendicarne appieno l'importanza. Un passaggio che apprezzo particolarmente è quello relativo alle considerazioni sulla stessa tecnologia del quarzo, nel tentativo sempre apprezzabile di rimuovere le ragnatele mentali che portano sempre a stucchevoli discussioni.
    Grazie.
     
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    Astronista

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    Grazie per questo topic...ottimo!
     
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    Riporto il dato attinente la durata della batteria sul mio esemplare di SBGP001.

    A fronte di un seriale “9N” (novembre 2019), la batteria ha cessato di erogare la sua carica nell’aprile 2024.

    Ben oltre, quindi, i 3 anni di autonomia dichiarati dalla Casa.

    Un ulteriore conferma del fatto che Seiko (unica azienda, va ricordato, che oltre a dichiarare l’autonomia dei suoi quarzi mette anche nero su bianco i dati di marcia dei suoi calibri meccanici) tenga, su questo genere di indicazione, un atteggiamento ampiamente prudente.

    Con buona pace della “community di appassionati”.

    45D6E5DE-B82C-422E-9B2A-5509ECEE91AE-17124758194458
     
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    Seguace di Tokunaga

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